martedì 27 dicembre 2011

operazione piombo fuso: i diritti soppressi

Oggi ricorre il terzo anniversario dell'inizio dell' Operazione piombo fuso, ossia l'aggressione militare israeliana contro la Striscia di Gaza. A partire dal 27 dicembre del 2008, per ben 22 giorni, la popolazione palestinese della striscia ha subito attacchi da parte delle forze militari israeliane per lo più rivolte contro la popolazione civile, donne e bambini, senza uno scopo militare specifico, solo per uccidere. Volendo essere onesti, nel diritto internazionale questa verrebbe chiamata "pulizia etnica", un crimine che la comunità internazionale non dovrebbe tollerare, un crimine che gli stessi ebrei hanno subito durante gli orrori della seconda guerra mondiale. E proprio per questo motivo ci si chiede come sia possibile che, dopo che essi stessi abbiano subito certe barbarie, anche se non direttamente, ma tenendo conto del fatto che loro memoria storica è comunque tra le più forti e radicate tra le comunità mondiali, gli israeliani possano ora agire in questo modo. Persino la scusa con cui tale attacco è iniziato era banale: il presunto lancio di missili Qassam ad opera di Hamas, potere governante nella striscia, partito da Gaza verso Israele.
Ben 22 giorni in cui i diritti umani sono stati non sospesi ma soppressi, in cui il mondo ha fatto finta di non vedere, di non giudicare, 22 giorni in cui l'esercito israeliano si è dilettato nell'uso di armi chimiche di ogni genere. Spiccano tra queste le bombe al fosforo bianco. Chi non è deceduto durante gli attacchi lo ha fatto poco dopo tra atroci dolori, bruciando lentamente a causa delle ustioni riportate dalle bombe.
Ancora oggi, nella striscia, i diritti umani sono sospesi. Persino l'UNRWA comincia ad avere difficoltà a fornire gli aiuti necessari alla popolazione, per non parlare della difficoltà a far giungere fin lì gli aiuti umanitari esterni.

Ecco alcuni numeri dell'operazione:

 1400 morti (tra cui 430 bambini, 111 donne, 6 giornalisti, 6 medici, 2 operatori Onu), e 5360 feriti (1870 bambini e 800 donne).
Provocò, inoltre, la distruzione di 16 strutture ospedaliere, 3 scuole dell'UNRWA, di tutti i campi, le serre agricole, gli alberi, e le industrie; danneggiò gravemente 18 scuole. 
Bombardò 28 ambulanze, 19 moschee, 215 cliniche, 20 mila edifici.
5000 famiglie rimasero senza tetto, 90 mila persone fuggirono di casa...
La Striscia di Gaza fu ricoperta da 1 milione di kg di bombe, lanciate dall'aviazione, dalla marina e dall'artiglieria israeliane.
Nei primi giorni di bombardamento molti bambini morirono di infarto.
Israele fece uso di ADM, armi di distruzione di massa: uranio impoverito, DIME, fosforo bianco...
Solo lo sdegno ci è rimasto...

martedì 6 dicembre 2011

tu ci servi per pagare le tasse...!

La crisi economica è scoppiata, partendo dagli USA, già nel 2008.
 Non ci è voluto molto perchè il problema si trasferisse all'eurozona. Spagna Grecia e Portogallo sembrano essere vicinissime al default: in Spagna sono presenti 1/3 dei disoccupati d'Europa, la Grecia collassa, è piena crisi economica e sociale. Il malcontento cresce e si riversa su strade e piazze. L'Italia...che dire? Il Governo Berlusconi ha ignorato il problema per anni, cercando di varare norme interne sulla giustizia ad esclusivo uso e consumo del reuccio da Arcore, cercando sempre solo di allargare la sua maggioranza, regalando poltrone anche inventate ad hoc, svendendo parti di Italia e della sua amministrazione per i propri bassi scopi. Addirittura il ministro la russa (lo scrivo in piccolo perchè tanto merita) pochi giorni prima della caduta del governo acquista 19 maserati blindate: ma dico, hai un bruco nel cervello? muschio? croste? cosa?
Insomma, dai e dai il governo berlusconi ha talmente accantonato il problema da farci arrivare ad un punto talmente critico, un punto di non ritorno, che l'unico modo per uscirne fuori sarebbe una manovra massicciaa e dolorosa come questa.
Ma questa manovra, taglia sullo stato sociale. Non prevede provvedimenti di crescita o ammortizzatori sociali per salvaguardare le persone che perderanno il lavoro. Non pensa ai giovani, laureati e non, che non troveranno mai un lavoro e dovranno stare accollati ai genitori in secula seculorum, se ne frega del fatto che uno lavora una vita e poi vorrebbe godersi il riposo mritato che la vecchiaia implica! No! devi lavorare finchè non muori! lavorare gratis, pagare le tasse che non ti verranno mai restituite! Ricordati, piccolo uomo medio, che sei solo una ruota del carro, sei sostituibile. Soprattutto se sei giovane, sappi che di disperati pronti a fare quello che tu nono accetti di fare per la miseria che siamo disposti a darti ne troviamo un botto! Guarda, c'è la fila fuori! Ti credi di essere tanto speciale? Vali meno di zero, sei meno di niente. Anzi, sei addirittura un costo gravoso per lo Stato. Pretendi addirittura la sanità gratis! Che abominio, che scemenza! La pensione? Pensi che riusciresti mai a prenderla? Facciamo un calcolo: hai,mettiamo, 27 anni. Se inizia a cercare un lavoro ora, tra precariato, lavori a nero, contratti del cavolo, facciamo che inizia a lavorare con un contratto serio che ti consenta di versare contributi, a 35 anni, o anche più. Ora aggiungi ai 35 anni fittizi i 42 di contributi obbligatori, da cui non puoi prescindere per la pensione....35+42= 77 anni. Speri davvero di arrivarci? Ma sì, ci arrivi anche, ma speri di campare fino a 120 anni per farti ridare pure gli interessi? Se lo pensi, non hai capito un cazzo, mio caro uomo medio. Continua a berti quello che ti dice il tuo caro Monti e i suoi ministri del cazzo. E non pensare di poter scappare in un altro Paese, tu ci servi qui, a pagare le tasse e a fare la bestia da soma!

martedì 22 novembre 2011


sicuramente d'annunzio sarà stato politicamente opinabile (anche se su questo punto toccherebbe fare una riflessione più approfondita) ma la potenza della sua poesia non ha limiti. tutti sanno che d'annunzio fu un fascista manifesto. ma non tutti dicono che il suo essere fascista derivava esclusivamente dalla necessità di trovare finanziamento alla sua arte. non voglio certo riabilitarlo, ha fatto le scelte che ha fatto, ma voglio riproporre una delle sue poesie più famose, romantiche, commoventi...e quale giorno migliore di uno di pioggia come questo qui, in terra d'abruzzi...? http://nonapparire.blogspot.com/2011_11_01_archive.html
Gabriele D'AnnunzioAlcyone
LA PIOGGIA NEL PINETO

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.


martedì 25 ottobre 2011

amici un cazzo!

nella vita sociale mi sembra quasi più difficile trovare e tenersi un amico che non un fidanzato/scopamico. dice un saggio: per trovare un amico bisogna chiudere un occhio, per tenerselo bisogna chiuderli entrambi. bella storia. qual è il prezzo di una simile rinuncia? voglio dire: chiudere un occhio significa rinunciare a vedere e analizzare qualcosa che non ci piace o che potrebbe addirittura farci soffrire. significa mettere al primo posto quella persona e il rapporto con essa piuttosto che le nostre esigenze, i nostri principi. e il gioco vale la candela? l'uomo è un animale sociale, quindi, necessariamente, deve scendere a patti per poter stare in compagnia e trovarsi degli amici o comunque un gruppo sociale entro cui inserirsi. quindi sì, lo facciamo, scendiamo a patti, cediamo un po' di orgoglio e autostima alla più alta causa della socialità, della necessità di essere individui a tutto tondo all'interno dell'alveo della società in generale. smorziamo lati poco appetibili del nostro carattere, accettiamo con i denti stretti i momenti di noia sperando e aspettando in un momento più proficuo, sperando anche di trovare, un giorno, chi non ci richieda simili sacrifici. ovviamente è un'utopia. siamo tutti diversi con diversi gradi di integrazione sociale, abitudini, educazione e, soprattutto, caratteri differenti. non troveremo mai qualcuno che non ci faccia mai incazzare e che noi non faremo mai incazzare. niente andrà sempre tutto liscio, è impossibile o, se non altro, estremamente improbabile.
quindi ci accontentiamo e andiamo avanti, adattandoci mano mano a ciò che ci troviamo davanti. mutiamo forma, a nostra volta. le esperienze ci cambiano, ci temprano e, col tempo, ci abituiamo a riconoscere i tipi di persone che abbiamo davanti e a trattare con loro. facile, no?
ma se qualcuno ci delude fortemente? ecco. il punto dolente. lì non c'entra tanto la differenza di opinioni e vedute, lì si tratta di qualcosa di più profondo: si tratta di perdere la fiducia in qualcuno (o, viceversa, di qualcuno). parolone, fiducia. no, semplicemente la base di ogni rapporto minimo tra individui.
il problema della fiducia: difficile da conquistare, impossibile da recuperare. quando qualcosa si rompe in un legame d'amore o d'amicizia, cosa bisogna fare? bella domanda. ora come ora mi trovo in una situazione analoga e proprio non so dove sbattere la testa. il fatto è che mi conosco e so che per , me, perdere la fiducia in qualcuno, significa cancellarlo dalla faccia della terra, dal mio mondo. drastica? forse. crudele? assolutamente no.
perchè non dare una seconda chance? perchè la vita è una, ci passa davanti in un soffio e io non voglio perderla dietro chi potrebbe ferirmi di nuovo. siamo troppi sulla terra per rimanere chiusi nel nostro piccolo mondo aspettando e sperando che la gente cambi per noi. non lo fanno. e non è nemmeno giusto che lo facciano.
quindi, ognuno per la sua strada...

domenica 23 ottobre 2011

requiem

che valore ha la vita umana? relativo, a quanto pare.
oggi sui giornali, a tutta pagina, con tanto di video dell'accaduto, fotosequenza, messaggi di cordoglio, foto-storia della sua carriera, la notizia della morte di marco simoncelli, 24 anni, motociclista professionista. più sotto i problemi della bce, poi il terremoto in turchia (posto come terza se non quarta notizia), l'autopsia sul corpo di geddhafi e via discorrendo.
tre notizie riguardanti morti violente su quattro, ognuna trattata con diversi stati d'animo. a parte il terremoto in turchia che non ha avuto il risalto mediatico che meriterebbe, vista l'entità della vicenda.
ecco mi ha fatto riflettere vedere come sia differente la costruzione della notizia in basa al soggetto interessato. se per simoncelli vediamo una trattazione sinceramente commossa, concitata e anche incredula, diversi sono stati i toni usati per parlare dell'uccisione del dittatore libico: feste e gioia hanno accompagnato la notizia della sua dipartita dal mondo.
ovviamente anche io penso che fosse un uomo orrendo ma, mi chiedo, in quanto uomo, non merita forse di essere compianto? o, quanto meno, sarebbe stato preferibile non dire proprio niente a riguardo e trattare la notizia per quello che è, un fatto di cronaca internazionale.
non ho ancora un'idea esatta sulla questione ma per ora mi pongo questo interrogativo: nell'epoca della socità liquida, per dirla con bauman, nell'epoca del relativismo individualistico, è possibile che anche la vita umana inizi ad avere un valore relativo? o meglio, possibile che il cordoglio sia divenuto relativo a sua volta? come si possono avere reazioni tanto diverse davanti due fatti che, nelle loro differenze, mantengono comunque una medesima sostanza, ossia la morte di qualcuno? i giusnaturalisti sostenevano che l'uomo merita, o meglio, ha una propria dignità intrinseca in quanto tale, per questo ci sono dei diritti che non possono essere negati a nessuno, in quanto esseri umani, viventi, pensanti, sociali.
di sicuro mi verrà in mente altro, per ora lascio solo questo interrogativo.